All’isola di Citera secondo il mito di Esiodo, è nata Afrodite. La Madre Terra volendo punire suo marito Urano per tutto il male che aveva provocato, ha chiamato i loro figli che uccidano il padre.
Crono ha preso dal viscere della madre un falce e lo ha evirato. Gli organi genitali vennero trascinati dal mare e divennero piccole isole (forse gli isolotti Dragonares). Il sangue cadendo, toccò la spuma del mare e dalla congiunzione di questi due elementi è nata Afrodite Urania, la dea dell’amore. Però non è rimasta a Citera; dentro una grande conchiglia ha viaggiato fino Cipro dove è rimasta. Il simbolismo di Afrodite e di Citera è rimasto negli anni ed è arrivato al XVIII secolo per essere rappresentato da pittori, come l’opera “imbarcazione per Kythira” di Jean-Antoine Vato, scritto nelle poesie rinascimentali, un simbolismo sul quale ha lavorato Sarl Bodler nel XIX secolo e dato con uno sguardo cinematografico da Theodoros Angelopoulos senza smettere mai di esistere, finchè negli orizzonti degli uomini non smetta l’ideale lontano.
L’isola di Citera e il punto di collegamento dei popoli mediterranei. Era da sempre un ospitale rifugio per i corsari, i coloni, gli asceti e i perseguiti. Dall’epoca neolitica e in poi Citera viene abitata. Tanti cocci dall’età neolitica, dei primi tempi greci e minoici dormono sotto la terra di Citera. Altri si trovano sulla superficie osservando l’eterno corso del sole e della luna. I minoici prima del XX secolo a.C., espandono il loro dominio all’isola e controllano le zone intorno. Una delle prime colonie minoiche nella zona di Castri, il Peloponneso d’oggi che ha Scandia come suo scalo. Su la montagna di Agios Georgios (San Giorgio) gli archeologi incontrano le tracce d’un tempio minoico, vasi di libagione, opere di pietra e statuette di bronzo. I Fenici nel XV secolo a.C. mantengono sull’isola una colonia, e lavorano la porpora (porfyra) per utilizzare il colore rosso con il quale coloravano i vestiti, mantenevano anche laboratori per la sua lavorazione, chiamati porfyria. L’isola antica di Citera in quel periodo viene chiamata Porfyris o Porfyroussa. Secondo Erodoto la costruzione del tempio dedicato a Afrodite si deve ai Fenici che introducono dal occidente il culto di una simile forma divina. Dopo i minoi e i fenici predominano i micinei che vengono all’isola il XIV secolo, gli spartani dominano l’isola dal VI secolo a.C., fino l’epoca classica, pero gli Atenei verranno tante volte per rivendicarla, specialmente nell’epoca della guerra peloponnese. Le continue variazioni dell’occupazione di Citera dagli atenei e dagli spartani condurrà in pace dopo il 421 a.C. Nella zona di Castri tanti cocci di vasi atenei e spartani testimoniano la storia. A Citera oltre Afrodite adorano anche i Dioscouri. Segue l’epoca dei macedoni e l’impero romano. Nel 365 d.C. un terremoto sull’isola ha cambiato in modo drammatico la geomorfologia della zona di Scandia.
Citera, come anche tutto il bacino Mediterraneo appartengono dal VI secolo ai bizantini. La presenza religiosa lascia la sua stampa a più di trecento monumenti e tempi. Il M d.C., l’isola si spopola per venire dopo un secolo i Evdemonogianides da Monemvasia e rimanere fino il 1204 come dominanti unici. Il quartiere di Agios Dimitrios (San Demetrio) a Paleochora viene costruito da loro. La leggenda dice che Paleochora aveva 365 tempi uno per ogni giorno dell’anno. I veneti dopo aver creato uno stato forte, annettono Citera a tutte le isole e le zone dell’area elladica . Lo stato veneziano posta sull’isola la famiglia Venieri che domina per parecchi anni. Nel 1238 Nikolaos Evdemonogianis vedendo alle zone il dominio greco, fa sposare sua figlia con il feudatario veneziano di Creta Marco Venier. Citera resta ancora sotto il dominio veneziano. Negli anni del imperatore Michail Paleologos, Citera viene riacquistata da Costantinopoli . Gli abitanti di Monemvasia con capogruppo membri della famiglia Notara impongono dal imperatore nel 1275 una politica antilatina. Ripristinano allora l’isola al controllo bizantino e mandano via i Venier. Dopo però i veneziani ritornano facendo la guerra a tutto l’Egeo. Notarades si ritirano. Per tutta la durata del dominio veneziano a Citera la fede ortodossa non è stata oppressa. I veneziani hanno rispettato la tradizione religiosa dell’isola. Nel 1470 l’isola aveva solo 500 abitanti e per questo si trova in un’epoca povera e infeconda. Nel XVI secolo la popolazione arriva ai 4000 abitanti. Gli abitanti per proteggersi si dividono ai tre poli dell’isola. I loro rifuggi sono la fortezza-castello di Chora, di Agios Dimitrios (San Demetrio) a Paleochora e quello di Mylopotamos. Nel 1537 il famigerato pirata giannizzero del mediterraneo Ariadeno Barbarossa, distrugge, deprede Paleochora e soffoca gli abitanti nel sangue. Nel XVII secolo molti rifugiati arriveranno da Creta all’isola, portando con loro costumi, abitudini e cultura. Nel 1715 i turchi vengono a Citera però non rimangono più di tre anni. Negli ultimi anni della dominazione veneziana la popolazione arriverà ai 7500 abitanti. L’isola rimarrà al dominio veneziano fino l’abolizione dello stato veneto nel 1797.
Nel 1798 i francesi, che trascorrono un’epoca gloriosa, vengono a Citera. Dopo un periodo breve i russi e i turchi si alleano per conquistare l’isola e controllare i mari. Nel 1798 un terremoto terribilmente forte, distruggerà qualsiasi cosa esista nella zona di Castri, Scandia. Nel 1809 gli inglesi faranno ravvivare l’isola con decine di opere, opprimendo però la presenza greca. Nel 1815 Citera con tutte le altre isole del eptaneso formeranno l’ Unione delle Isole Ionie e avranno come loro capitale Corfù. Nel 1864 eptaneso si unirà con la Grecia ormai libera. Nel 1903 un terremoto catastrofico con epicentro il paese di Mitata ha rasato tutto nella regione. Nel 1917 per un breve periodo Citera è stata amministrazione autonoma. Nella Seconda Guerra Mondiale i citeriani hanno partecipato dinamicamente alla Resistenza Nazionale. Nel paese di Potamos si organizza una fronte di resistenza che limita il controllo dell’isola dai tedeschi. Nel 4 Settembre 1944 Citera è la prima zona greca che è stata liberata. Però si spopola. La maggioranza dei giovani abbandona l’isola per andare a vivere in terra straniera, ad Australia e agli Stati Uniti.